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PILLOLA #1 – LA PRIMA PAROLA

La prima parola che ho imparato è stata mamma: ho stretto il pugno, piegato il gomito, portato la mano al mento avanti e indietro. La mia mamma e il mio papà sono sordi. Non audiolesi, proprio sordi. Io invece sento e traduco tutto. La prima parola che ho detto è stata mamma, la lingua dei sordi è la mia lingua madre. Quando sono nata mia madre ha guardato l’ostetrica e quella ha fatto di sì con la testa: sì voleva dire che mi sentiva piangere, mia madre no, vedeva solo la mia bocca minuscola spalancata e la pelle nuova nuova tirata. Mia madre ha portato i capelli lunghi fino ai fianchi per anni, perché io la potessi chiamare appendendomi piano per dirle «Ho paura». Per preparami la torta del compleanno mia madre tirava fuori tutte le pentole e in me sola, in casa, rimbombava il rumore delle ciotole, dei piatti, lo sbattitore, un rumore pieno, scioccante, una batteria di suoni da mamma. A cinque anni, alla scuola materna, non mi giravo mai se sentivo il mio nome, tu dovevi venirmi vicino e toccarmi la spalla, solo allora mi sarei girata. Solo dopo avrei capito il mio nome. Adesso sono qui, ventinove anni dopo, i capelli raccolti, vestita di nero, mi guardate in milioni, qualcuno neanche si accorge che esisto. Eppure io parlo e dico le cose più importanti, le dico con le mani che vanno veloce e disegnano parole. E mentre sono qui, al centro del centro del mondo, che snocciolo numeri di gente che muore, che affianco i potenti in giacca e cravatta di giorno e di notte, che le mie mani si muovono anche nel sonno, vorrei solo dire: «Mamma ho paura».